Le Emozioni

 

 

Ancora oggi esiste una certa confusione riguardo la definizione del temine emozione, innanzi tutto bisogna distinguere l’emozione dal sentimento. Il sentimento (stato affettivo), infatti, è il vissuto, stabile e complesso dell’emozione. Il vissuto può essere reale, ossia di un evento esperito sul piano della realtà esterna, oppure fantasmatico, ossia evento esperito sul piano della realtà psichica, Freud parla di fantasie primarie filogeneticamente trasmesse. L’emozione è, mentre, un’eccitazione del S.N.C.. Questa eccitazione o emozione, è provocata da un evento esterno o interno, il quale può essere conosciuto e descrivibile, quindi l’evento è già correlato di un vissuto carico di sentimento di piacere o dispiacere, grazie al processo di apprendimento. Ma l’evento può anche essere non definito non conosciuto sul piano della realtà esterna, a questo punto l’evento viene vissuto, esperito, nel momento stesso che accade e quindi vengono attribuiti ad esso dei sentimenti (piacere-dispiacere), dando all’emozione una organizzazione di significato (contenuto semantico) sul piano della realtà esterna es. l’uomo dei lupi. In entrambi i casi l’organizzazione dell’eccitazione o emozione può essere canalizzata verso la messa in atto di uno schema comportamentale adeguato al sentimento del vissuto. Le emozioni, quindi, predispongono l’individuo a reagire in modo efficace agli eventi. Reagire in modo efficace agli eventi significa in definitiva capacità adattiva e istinto di sopravvivenza.

A questo punto è importante ricordare l’importanza dell’aspetto comunicativo dell’emozione, infatti, nel neonato le espressioni emotive primarie gli consentono di comunicare i suoi bisogni a chi si prende cura di lui; hanno quindi un ruolo fondamentale nella costruzione del rapporto madre bambino e nella sopravvivenza dello stesso. Si pensi ad esempio, al pianto “automatico”, il pianto ed il sorriso, queste sono le prime espressioni emotive date da un neonato alle variazioni dell’ambiente esterno ed interno, e le prime connesse agli stati affettivi di base: dispiacere e piacere, espressioni in grado di comunicare all’adulto l’insorgere di un bisogno e l’appagamento dello stesso nel neonato.

Come si è già detto le emozioni possono essere definite come una eccitazione del S.N.C., che inevitabilmente porta anche a delle variazioni sul piano somatico, es.

pelle d’oca, restringimento o allargamento della pupilla, aumento dei batti cardiaci, tipo di postura, gesti, l’intonazione della voce, il contatto oculare, la mimica facciale e ecc.. Queste variazioni somatiche, che rientrano nel piano della comunicazione non verbale e quindi inconscia, sono particolarmente utili in sede clinica e possono essere osservate durante la fase del colloquio. E’ importante nel colloquio una certa dose di empatia, infatti, il colloquio ben condotto e l’empatia sono utili strumenti che possono aiutare a far tornare alla superficie le emozioni represse, negate e a far loro riacquistare una valenza adattiva. Tutte le emozioni, infatti, predispongono l’individuo a reagire in modo efficace agli eventi avendo quindi un ruolo organizzatore per il raggiungimento del benessere. Anche l’angoscia, pur essendo prevalentemente un ostacolo all’adattamento, ha un valore di segnale di pericolo, mirato alla protezione della vita dell’individuo.